Nato a Milano nel 1896, Luigi Albrighi abbandonò la professione di avvocato per divenire mercante d'arte a Firenze intorno al 1920. Nella città toscana rimase attivo fino alla morte, nel 1979, specializzandosi nel commercio di opere medievali e del primo Rinascimento. La sua galleria è documentata dal 1961 in Palazzo Fossombroni. Nel 1930 vendette a Lord Arthur Hamilton Lee la botticelliana "Madonna del velo" oggi al Courtauld Institute of Art di Londra. L'opera venne riconosciuta negli anni Cinquanta come falso novecentesco eseguito dal pittore senese Umberto Giunti (1886-1970). A Firenze Albrighi entrò in contatto con l'antiquario Eugenio Ventura (1887-1949) e con la figlia Paola, con i quali instaurò un duraturo rapporto professionale.
Le fotografie e i documenti contenuti nel fondo, suddivisi tematicamente, erano con ogni probabilità parte di un archivio utilizzato da Albrighi a supporto della sua attività di antiquario, dove le foto non servivano solo a documentare opere passate presso la proprio galleria, ma anche a fornire utili confronti visivi. Il fondo è stata donato alla Fondazione Zeri nel 2013, dall'antiquario, collezionista e studioso di ceroplastica Andrea Daninos per il tramite di Anna Ottani Cavina. Daninos ne entrò in possesso grazie a Paola Ventura, figlia dell'antiquario Eugenio Ventura, con la quale Albrighi aveva instaurato un lungo sodalizio professionale.
1920 - 1979
donazione ( 2015 )
mediocre
Il nucleo dei Falsi è stato oggetto di uno studio condotto nell'ambito delle giornate di studio "Lo specchio della realtà. I falsi e la storia dell'arte" (Fondazione Federico Zeri, 23-24 ottobre 2013).
Monica Cavicchi, Falsi di primo Novecento nell'archivio di Luigi Albrighi, in "Il falso, specchio della realtà", a cura di Anna Ottani Cavina e Mauro Natale, Torino 2017, pp. 199-225.
Nel 2010 lo storico dell'arte Luciano Bellosi ha estrapolato dalle fotografie di pittura e scultura le riproduzioni di falsi, creando dunque una partizione ulteriore denominata 'Falsi'. Nel 2013, all'arrivo in Fondazione Zeri, i materiali fotografici sono stati conteggiati, inventariati e riposti in nuovi contenitori. Dato il mediocre stato di conservazione, le fotografie sono state esaminate dal restauratore che ha valutato l’entità dei danni meccanici e fisici e redatto una breve relazione per ciascun contenitore. Più di recente il fondo è stato oggetto di un intervento di studio, ulteriore riordino e descrizione archivistica fino al livello del fascicolo il cui esito è confluito in 'Esplora i fondi'. La catalogazione puntuale ha per ora riguardato la cartella 'Perizie 2' e la partizione 'Falsi' del fondo.
Il fondo è consultabile su appuntamento dal lunedì al venerdì, dalle 10 alle 18, presso la sede della Fondazione. Per richiedere un appuntamento scrivere a fondazionezeri.fototeca@unibo.it