La prima casa editrice, la "Pizzi & Pizio Arti Grafiche", fu fondata nel 1919 dallo stampatore e tipografo Amilcare Pizzi (Milano, 23 gennaio 1891 – Bellagio, 27 agosto 1974) a Milano, insieme al collega Pietro Pizio. Nel 1936 la ditta aprì una filiale a Roma specializzata nella stampa di manifesti cinematografici e, nel 1941, divenne società per azioni con la denominazione di "Grafitalia S.p.A. Officine grafiche italiane". Fin dal 1933, l'introduzione della stampa a quattro colori offset, tecnica fin a quel momento inedita in Italia, e l'invenzione di un innovativo sistema di produzione, denominato "fotocolor Pizzi e Pizio", permisero alla ditta di assumere una posizione sempre più preminente nel campo dell'editoria specializzata in arte e nella stampa commerciale, con riproduzioni a colori molto apprezzate. Dopo la distruzione dello stabilimento milanese in un incendio nel 1943, la casa editrice, ricostruita l'anno successivo, conobbe un ulteriore sviluppo che si concretizzò anche con la fondazione, nel 1948, di "Silvana Editoriale", affiliata a Grafitalia. Dagli anni Cinquanta, con la ragione sociale di “Amilcare Pizzi Arti Grafiche spa”, nel cui marchio è anche inclusa Silvana Editoriale, la ditta ha rivestito un ruolo fondamentale nel campo dell'editoria d'arte, design, architettura e fotografia a livello italiano e internazionale.
L'archivio fotografico della Amilcare Pizzi Arti Grafiche - Silvana Editoriale cominciò a formarsi al principio degli anni Trenta, in concomitanza con lo sviluppo dei laboratori tipografici della casa editrice. Gran parte dei materiali più antichi, che includevano esemplari realizzati con tecniche di stampa innovative per l'epoca, andarono perduti con la distruzione dello stabilimento milanese durante la seconda guerra mondiale. Altri fototipi furono dismessi in occasione di passaggi di proprietà e cambi di ragione sociale. Il fondo giunto alla Fondazione comprende quindi fotografie prodotte tra il 1944 e l'avvento del digitale e si è conservato fino a oggi grazie all’interessamento di alcuni dipendenti, in particolare di Dario Cimorelli che è stato direttore di Silvana per trent’anni, fino al 2022. L'ordinamento e gli strumenti di consultazione dell'archivio sembrano riconducibili all'azione di un'impiegata che lavorò per la ditta come addetta al repertorio iconografico dal secondo dopoguerra almeno alla fine degli anni Ottanta. L'interesse della raccolta, dunque, risiede sia nella sua capacità di documentare oltre un quarantennio di attività di una delle aziende più rappresentativa nel campo dell'editoria d'arte in Italia nel secondo Novecento, sia nella testimonianza che offre in merito all'utilizzo del materiale fotografico all'interno delle pratiche tipografiche in questo specifico settore.
I materiali fotografici della serie "Repertorio iconografico" sono stati conteggiati e riposti in contenitori a norma mantenendo l'ordinamento alfabetico per artista e tema dato dal soggetto produttore. I divisori originari sono stati sostituiti, mentre i pergamini che contengono le fotografie per il momento sono stati conservati in quanto corredati di etichette con iscrizioni e codici che rimandano agli schedari allegati. La serie "Progetti editoriali" è invece in fase di riordino. Lo stato di conservazione mediocre di molti fototipi (viraggio al rosso dei fotocolor, pieghe e strappi dei positivi in bianco e nero) impone di programmare nel prossimo futuro un massiccio intervento conservativo. Il fondo è attualmente oggetto di un'attività di studio e di descrizione archivistica fino al livello del fascicolo il cui esito confluirà a breve in 'Esplora i fondi'.