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CLASSIFICATION
82710
Fondazione Federico Zeri, Archivio fotografico
PI_0381/2/27
OBJECT
SUBJECT / TITLE
Marseille - Longchamp - Piero di Cosimo - Histoire de Thésée et Ariane.
dell’autore, stampato nell’immagine
insieme
PHOTOGRAPHER
Dating
XIX/ XX (1890 ca. - 1920 ca. )
riferimenti biografici/ analisi tecnico-formale
SHOT
1890-1920 ca.
RELATIONS WITH OTHER PHOTOGRAPHIC OBJECTS (NEGATIVE)
15420
NOTES
La fotografia è opera dell'Agence Giraudon di Parigi, casa di edizioni fotografiche specializzata in fotografia d'arte, architettura e archeologia fondata a Parigi nel 1877 in rue Bonaparte 15 da Adolphe Giraudon (1849-1929), passata poi al figlio Georges nel 1912 fino ad essere acquistata, nel 1953, da Larousse.
Dalla consultazione di alcuni dei cataloghi pubblicati nel corso degli anni da Giraudon si evince come la produzione della casa editrice fosse molto vasta (circa 115.000 cliché fotografici) e aspirasse ad una catalogazione fotografica dei beni storico-artistici ed archeologici di diverse epoche e civiltà.
Adolphe Giraudon stesso, membro dal 1886 della Chambre syndicale de la photographie, fu grande sostenitore dell'accesso libero alle riproduzioni delle opere d'arte.
Nella fotografia è rappresentato un cassone dipinto con diverse vicende della storia di Teseo e Arianna. Sulla fascetta didascalica si legge un'attribuzione superata a Piero di Cosimo. L'opera rappresentata, oggi conosciuta come Teseo e il Minotauro, è un olio su tavola del 1510-1515 circa attribuito al cosiddetto Maestro dei cassoni Campana. Di questo artista si conservano almeno altri sei pannelli dipinti, tutti con scene tratte dalla mitologia, che Federico Zeri ricordava, attribuendoli tutti al sopracitato Maestro, in uno dei suoi Diari di lavoro (1976). Il pannello in questione faceva parte della collezione romana di Giampiero Campana fino al 1862. Entrò poi nella collezione del Musée Napoléon III di Parigi, dove rimase fino al 1863, per passare, fino al 1872, al Musée du Louvre. Da lì, l'opera fu trasferita nei depositi del Musée des Beaux-Arts di Marsiglia, presso palazzo Longchamp, dove rimase dal 1872 fino al 1957. Tornata temporaneamente al Louvre, nel 1976 fu spostata definitivamente al Musée du Petit Palais di Avignone (numero di inventario: MI 528/Campana 249).
Come indicato dalla fascetta, questa fotografia fu realizzata quando il pannello si trovava presso il Palais de Longchamp di Marsiglia, probabilmente dopo il 1889. Nel "Catalogue des Documents Artistiques en Photographie" di Giraudon di quell'anno sono infatti elencate 13 fotografie realizzate a "Marseille/Palais de Longchamp/école des beaux-arts" (p. 13) e oltre cinquecento tra "meubles, consoles […] provenant du musée du Louvre [..] et de collections d'amateurs célèbres". Tuttavia l'immagine in oggetto non viene citata.
Per quel che riguarda l'identificazione dell'autore, del milieu culturale e della committenza dell'opera riprodotta, di particolare interesse risultano essere le note manoscritte di Federico Zeri sul verso della fotografia.
Dopo un tentativo di riconoscimento degli stemmi araldici di famiglie fiorentine giustapposte al vascello rappresentato (le note manoscritte sono infatti incomplete), Zeri annota i nomi di due personaggi, Giuliano Salviati e Alamanno Salviati, entrambi ambasciatori italiani in Francia, rispettivamente per Carlo VIII e Luigi XII alla fine del Quattrocento. Queste considerazioni, unite all'analisi stilistica degli elementi architettonici della scena (Zeri, Diari di lavoro, 1976), portano lo studioso a ipotizzare che le scene siano state realizzate in Francia per un committente italiano alle dipendenze un sovrano francese che potrebbe essere rintracciato proprio a partire dagli stemmi (Scheda Emma Cesari, 2025).
Dalla consultazione di alcuni dei cataloghi pubblicati nel corso degli anni da Giraudon si evince come la produzione della casa editrice fosse molto vasta (circa 115.000 cliché fotografici) e aspirasse ad una catalogazione fotografica dei beni storico-artistici ed archeologici di diverse epoche e civiltà.
Adolphe Giraudon stesso, membro dal 1886 della Chambre syndicale de la photographie, fu grande sostenitore dell'accesso libero alle riproduzioni delle opere d'arte.
Nella fotografia è rappresentato un cassone dipinto con diverse vicende della storia di Teseo e Arianna. Sulla fascetta didascalica si legge un'attribuzione superata a Piero di Cosimo. L'opera rappresentata, oggi conosciuta come Teseo e il Minotauro, è un olio su tavola del 1510-1515 circa attribuito al cosiddetto Maestro dei cassoni Campana. Di questo artista si conservano almeno altri sei pannelli dipinti, tutti con scene tratte dalla mitologia, che Federico Zeri ricordava, attribuendoli tutti al sopracitato Maestro, in uno dei suoi Diari di lavoro (1976). Il pannello in questione faceva parte della collezione romana di Giampiero Campana fino al 1862. Entrò poi nella collezione del Musée Napoléon III di Parigi, dove rimase fino al 1863, per passare, fino al 1872, al Musée du Louvre. Da lì, l'opera fu trasferita nei depositi del Musée des Beaux-Arts di Marsiglia, presso palazzo Longchamp, dove rimase dal 1872 fino al 1957. Tornata temporaneamente al Louvre, nel 1976 fu spostata definitivamente al Musée du Petit Palais di Avignone (numero di inventario: MI 528/Campana 249).
Come indicato dalla fascetta, questa fotografia fu realizzata quando il pannello si trovava presso il Palais de Longchamp di Marsiglia, probabilmente dopo il 1889. Nel "Catalogue des Documents Artistiques en Photographie" di Giraudon di quell'anno sono infatti elencate 13 fotografie realizzate a "Marseille/Palais de Longchamp/école des beaux-arts" (p. 13) e oltre cinquecento tra "meubles, consoles […] provenant du musée du Louvre [..] et de collections d'amateurs célèbres". Tuttavia l'immagine in oggetto non viene citata.
Per quel che riguarda l'identificazione dell'autore, del milieu culturale e della committenza dell'opera riprodotta, di particolare interesse risultano essere le note manoscritte di Federico Zeri sul verso della fotografia.
Dopo un tentativo di riconoscimento degli stemmi araldici di famiglie fiorentine giustapposte al vascello rappresentato (le note manoscritte sono infatti incomplete), Zeri annota i nomi di due personaggi, Giuliano Salviati e Alamanno Salviati, entrambi ambasciatori italiani in Francia, rispettivamente per Carlo VIII e Luigi XII alla fine del Quattrocento. Queste considerazioni, unite all'analisi stilistica degli elementi architettonici della scena (Zeri, Diari di lavoro, 1976), portano lo studioso a ipotizzare che le scene siano state realizzate in Francia per un committente italiano alle dipendenze un sovrano francese che potrebbe essere rintracciato proprio a partire dagli stemmi (Scheda Emma Cesari, 2025).

